Napoli, 22 febbraio 2011 – “ Papà cos’è un killer?” “Non è niente”. Una domanda innocente rivolta da una bimba di 10 anni al padre. Una risposta quella del genitore che ai più potrebbe suonare quasi normale, volta a minimizzare e tranquillizzare chi non può arrivare a comprendere gli aspetti più crudeli della vita. Ma una risposta che fa rabbrividire se si pensa che questo dialogo emerge dalle intercettazioni di alcuni affiliati di Giuseppe Setola accusato di essere l’autore di numerosi omicidi oltre alla strage di Castelvolturno del settembre del 2008 e sua figlia di dieci anni. Nei dialoghi emerge l’inquietudine della piccola che riferì al padre anche delle insistenti domande di un insegnante circa il suo lavoro. Un disagio che indusse Setola, ricercato dalle forze dell’ordine, a indossare sciarpa e cappello per recarsi personalmente a scuola a chiedere spiegazioni di quelle domande. Particolari contenuti nell’ordinanza di custodia cautelare notificata ieri nei confronti di Luigi Martino e Luigi Russo, accusati di essere i fiancheggiatori proprio del boss. Nell’ordinanza vengono ricostruiti i colloqui, le amicizie e le scene di vita quotidiana di persone che ruotavano intorno al boss setola. Oltre ai commenti critici degli affiliati sulla strategia del terrore, anche la preoccupazione della fidanzata di Martino, cugino della moglie di setola , tormenta che il suo uomo fosse diventato il guardaspalle di un assassino. Ma allegato all’ordinanza c’è anche un video dalle telecamere di un parcheggio di un centro commerciale di Fuorigrotta, che riprende il boss ed i suoi complici. Setola vi si era recato per comprare un regalo alla figlia per la befana; otto giorni dopo fu arrestato a Mignano Montelungo.
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